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Tiger Dixie Band
Bix

1) At the Jazz Band Ball
2) Davenport Blues
3) Minor Bounce
4) A Good Man is Hard to Find
5) Clarinet Marmalade
6) Sugar
7) Blue River
8) Mattinata
9) In a Mist
10) Candlelights
11) Flashes
12) Phrythm
13) In the Dark
14) Bix on the Box
15) A Prayer
16) We and Bix

Paolo Trattel -
cornet (1, 2, 4 6, 7, 8, 12, 16), trumpet (3, 5, 8, 10, 11, 13, 14)
Gigi Grata -
trombone
Stefano Menato -
metal clarinet, clarinet
Fiorenzo Zeni -
C-melody sax, tenor sax (1, 11)
Giorgio Beberi -
bass sax
Stefano Caniato -
piano
Enrico Merlin -
banjo, acoustic, archtop & electric guitars, live electronics, loops
Roman Hinteregger -
drums, percussions

Guests:
Renzo De Rossi -
baritone sax (1, 5, 16)
Lorenzo Casera -
violin (4, 6)
Lucia Minetti -
vocal (6, 7)
Markus Stockausen -
trumpet (3, 10, 11, 12, 14, 15), piccolo trumpet (9)

Sicuramente notevole lo sforzo profuso dalla Tiger Dixie Band nel rendere omaggio ad una delle menti più creative ma meno note del Jazz: Leon Bix Beiderbecke. Nato il 10 marzo 1903 a Davenport, città sul Missisippi. Musicista bianco che bruciò la propria vita in soli 28 anni a causa dello smodato uso dell'alcool. Tra leggenda e realtà, si narra che in casa tenesse una vasca da bagno colma di liquore per poterci attingere a piacimento. Ma la leggenda di Bix si deve alla sua musica tanto in anticipo sui tempi. Di lui resta vivo, nel cuore degli appassionati, la sua genialità senza eguali tra i jazzisti bianchi. Dopo aver suonato, con "istinto musicale" il piano, passò in seguito alla cornetta, innamorandosi contestualmente del Jazz. Il suo "blow" era perfetto, inimitabile, completamente diverso dai cornettisti dell'epoca, tanto che a 21 anni poteva ritenersi un musicista maturo. La piaga dell'alcool lo annientò, bastò un banale raffreddore, degenerato in polmonite, per spegnere la sua breve esistenza: era il 6 agosto 1931.

Questo disco nasce dalla volontà di offrire un tributo a questo grande musicista, percorrendo un viaggio musicale e attraversando un secolo di storia del Jazz. L'ideale percorso temporale parte agli inizi del secolo scorso, per arrivare a sonorità più recenti, rispettando le armonie ed i suoni originali. Per supportare questo sforzo sono stati utilizzati alcuni strumenti propri dell'epoca come: il C-Melody sax, il sax basso, il clarinetto in metallo, la cornetta ecc.

Nella seconda parte del disco, in virtù di quanto accennato in precedenza, cambiando le sonorità, cambiano conseguentemente alcuni degli strumenti utilizzati. Il banjo, ad esempio, viene sostituito dalla chitarra elettrica. Nel progetto sono stati volutamente coinvolti, un trombettista "moderno" come Markus Stockhausen, e una splendida voce dal sapore "retrò" come quella di Lucia Minetti. Il risultato di questa metamorfosi musical-temporale risulterà palpabile all'ascoltatore, tanto più sarà comprensibile la grande forza innovativa e visionaria di Beiderbecke.

Il disco conta 16 brani registrati nelle giornate del 19 e 20 maggio 2003 - nel centenario della nascita - presso il Teatro Polivalente di Abano Terme. Dei 16 pezzi cinque sono di Bix, scritti ma mai incisi. Dopo una partenza tutta Dixieland, la Tiger Dixie Band ci traghetta verso altri lidi musicali con l'aiuto del brano "
In a Mist", che costituisce uno dei capisaldi della produzione per solo piano di Bix. Il pezzo, nonostante sia ancora legato alla tradizione Ragtime, contiene una sua originalità e dimostra ancora una volta la versatilità del musicista di Davenport. Mi piace segnalare inoltre "Mattinata" di Ruggero Leoncavallo, splendidamente arrangiata da Stefano Caniato, resa fedele ai canoni propri del periodo Ragtime, in cui spesso si usava "jazzare" su brani appartenenti al repertorio classico.

Non mancano brani tratti da incisioni dell'epoca come: "
At the Jazz Band Ball", del clarinettista bianco Larry Shields, o "Clarinet Marmalade" scritto insieme al pianista Henry Ragas – un Dixieland tanto veloce da sembrare un Ragtime -. Vi sono anche alcuni brani scritti dai musicisti della Band, evidente frutto della passione e l'ammirazione per Bix Beiderbecke. Un omaggio al suo stile con: "Minor Bounce", "Phrythm", "A Prayer", "Bix on the Box" e "We and Bix". Sono brani che racchiudono tutto l'escursus musicale di Bix, toccando diversi dei passaggi chiave nella vita musicale dell'artista: dal Charleston e la sua voglia di ballare, al Dixieland, al Ragtime, sempre nel rispetto delle originali partiture in una moderna catarsi.

Per concludere un disco onesto, ben realizzato, fatto con cuore e con passione, e si sente. Ineccepibile dal punto di vista realizzativo, musicalmente inappuntabile, nessun particolare è stato lasciato al caso, ogni strumento è al proprio posto, dosato, senza invadenze o prevaricazioni. Ritengo possa essere un disco che l'appassionato di Bix debba possedere. Mentre, per chi non lo conoscesse, potrebbe essere un approccio quanto mai indovinato.
Franco Giustino per Jazzitalia












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Data pubblicazione: 26/06/2004

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