Questo lavoro discografico, frutto di una registrazione live avvenuta in seno all'ottava edizione di
Progetto jazz del Sistema Teatrale Cremonese, non respingendo quanto il variegato mondo del jazz sia venuto producendo in questi anni, si colloca tuttavia trasversalmente fra il free jazz, sotto il profilo musicale, ed una precisa operazione di recupero culturale, sotto l'aspetto progettuale, scavando una realtà temporalmente distante per rintracciarvi sonorità che altrimenti rimarrebbero neglette, sterilmente relegate alle loro coordinate spazio-temporali originarie. La ratio che vi sottostà è soprattutto ravvisabile nell'ispirazione al musicista Guillaume Dufay, tra i massimi esponenti della scuola di compositori fiamminghi del '400. Ed in questo occorre allora individuare la coerenza di brani ad un primo ascolto diversi tra loro, ma in seconda battuta connotati tutti da una particolare attenzione all'intreccio di timbri, voci, linee e modi rispondenti a stilemi ripresi dalla tradizione musicale medievale. Ne sono artefici quattro musicisti di notevole livello, tanto per formazione quanto per esperienze, gli italiani Paolo Birro al piano ed Enzo Carpentieri alla batteria, ed i fiamminghi Erwin Vann
ai sax tenore e soprano e Tony Overwater al contrabbasso.
Trasognato e malinconico
Back and forth, brano d'apertura per un "avanti e indietro", un "va e vieni" di pensieri e sensazioni, tradotte in musica in modo immaginifico e trasmesse da un intenso solo di Erwin Vann al tenore, giusto l'autore di questo brano che, sfruttando primo e secondo grado per modulare la frase iniziale su due tonalità apparentemente diverse, viaggia su una rotta modale, eccezion fatta per il chorus, cui scopo è creare un momento di stasi per distrarre l'orecchio e quindi ricondurlo con rinnovato interesse al modo di partenza… Raccolto il solo di piano, riflessivo e pacato, capace di trasportare l'ascoltatore in uno spazio a-dimensionale dove solo le sensazioni contano. Di Overwater è invece
Anna's virus, inizio fraseggiato proprio del suo contrabbasso su cui il tenore sviluppa un'introduzione che cede poi il passo all'esposizione tematica in unisono tra i due strumenti. Quindi si aggiungono le altre voci, a dichiarare definitivamente l'umore struggente ed il tono quasi classico del pezzo, nonostante il drumming sia al contempo libero e serrato, e sull'improvvisazione corale trascini anche gli altri strumenti su oblique linee free, per poi terminare con la ripresentazione del tema. Un walking-bass dal giro accattivante fa da substrato alla voce trascinante del brano
Drente
(ancora Overwater), in cui il sax, specie sul tempo raddoppiato, si fa senza dubbio artefice di un saggio di padronanza dello stile tenoristico che ha interessato il jazz degli ultimi vent'anni e che il musicista belga mostra di avere ascoltato a lungo. Puntuale lavoro contrappuntistico del piano, che introduce il variegato intervento della batteria per un solo ricco di originali pattern.
Inevitabilmente più distanti per l'orecchio moderno i brani che più marcatamente si ascrivono alla logica progettuale, ma non per questo privi di fascino.
Vergine bella, motivo d'ispirazione di tutto il lavoro, riproduce l'intensa trama melodica scritta da Dufay per musicare l'omonima canzone del Petrarca, snodata con drammatico intreccio di voci tra contrabbasso, piano e soprano, questi ultimi talvolta in unisono, talaltra seguendo i parametri del classico canone, in ripetizione a distanza di un certo numero di battute, riecheggiando così placide e flemmatiche sonorità medioevali. Molto raccolto, quasi ancestrale
Guillaume, ancora una composizione di Vann, ruota anch'essa attorno alla figura dell'ispiratore dell'album, mirando a rievocarne lo stile, con un marcato pedale di contrabbasso e cassa a segnare l'incedere grave del brano di cui il sax soprano scolpisce le note precise e cadenzate. E' poi la volta del piano la cui interpretazione meditativa è in perfetta sintonia con il tenore della composizione, infondendole sì eleganza, ma non riuscendo tuttavia ad affrancarla da certi toni elegiaci ed ombrosi.
Brulichio percussivo di stridori di contrabbasso e colpi di batteria, sopra cui il sax dell'autore Vann incide ancora il filo introduttivo di
The man on the plane, per poi liberare un tema melodico costruito su un notevole interplay
dei vari musicisti, il basso marciante di Overwater sul doppio timing
di Carpentieri alla batteria a dare supporto prima al sax e poi al piano, per un'atmosfera languida e misteriosa. Si ravvisa anche nel piano, che nel suo solo esprime una intensità di matrice evansiana, il cui brio romantico riflette però certe sfumature di Petrucciani.
Un loop
di basso, semplice, che gli accordi di Birro rendono ancor più intelligibile per
Aksiz
di Overwater, il sax espone il raffinato tema principale e Carpentieri accentua la presenza della propria batteria con continui garbati exploits al rullante e ai piatti, arricchendo di colori il pezzo. Giuste le note di Birro nel solo toccante e coinvolgente, fini scale di passaggio da una frase all'altra ad interpretare estemporaneamente le curve melodiche del pezzo. Pure ben recitato il solo di contrabbasso, con un fraseggio attento a restare idealmente legato alla struttura melodica più che a quella armonica del brano, sottolineata invece quest'ultima da accenni d'accordi al piano. Forse il brano più trascinante di tutto il cd.
Interessante ed originale, dunque, la formula elaborata dal quartetto, sebbene in alcuni brani, proprio quelli più legati all'aspetto progettuale, manchi una facile cantabilità, cifra più immediatamente percettibile per l'orecchio abituato a sonorità meno particolari. Occorrerà allora seguire le vicende di questi jazzisti per verificare nelle loro prossime uscite l'evoluzione della pregevole idea di partenza.
Antonio Terzo
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Data pubblicazione: 23/07/2003
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