Splasc(H) records CDH789.2
Cover & Photo: Maurizio Gijvovic |
Massimo Barbiero
Silence Quartet
1) Sand *(C.Lodati) 2) Boule de Suife °(M. Barbiero) 3) Minnie °(C.Lodati) 4) Estate* (B.Martino) 5) Dott. Smith° (C.Lodati M.Barbiero F.Marchesano, R.Cangini) 6) Soffici Soffi ° (C.Lodati) 7) Pelinkovec ° (C.Lodati) 8) Walkin' in the Middle ° (C.Lodati) 9) Naioro * (C.Lodati,R.Cangini) 10) Walkin' on the Major Road *(C.Lodati) 11) Poppuilion Quisquilias ° (C.Lodati M.Barbiero,F.Marchesano,R.Cangini) 12) Trottavi * (C.Lodati)
Massimo Barbiero:
drums,
percussion Claudio Lodati:
guitar Federico Marchesano:
double bass Rossella Cangini:
vocals |
"Chi volesse dubitare di tutto, non arriverebbe neanche a dubitare.Lo stesso giuoco del dubitare pressupone già la certezza."
Wittgenstein
Trovo molto efficace la frase di Wittgenstein usata da Barbiero a suggello di questo CD che sancisce, in concreto, l'esordio di una sua nuova avventura musicale, tanto che potrebbe sostituire essa stessa queste note. Già, il dubbio, questa parola che nelle sue eccezioni grammaticali, aggettivo e sostantivo, appartiene al linguaggio ma nella sostanza proviene dal pensiero si impone come prassi di conoscenza del reale. Quindi appartiene anche alla musica, che di certezze ne conosce ben poche.
Soprattutto nei primi due brani di questo disco, la musica si muove circospetta, con musicisti che sembrano indugiare in uno spazio neutro, aereo, immateriale, attraverso il quale ascendere ad una consapevolezza che dovrebbe appartenere di diritto ad ogni musicista. Quella che attesta il suono come unico elemento certo della musica e tutto il resto come una costruzione pragmatica, spesso codificata ma in realtà, arbitraria e sempre sconfessabile. Ogni apporto strumentale da parte dei componenti del
Silence Quartet si conforma a questa idea, sebbene ciò non significhi che tutto sia lasciato al caso o venga guidato dal puro istinto. C'è molta coerenza invece, nell'evidente volontà di una libera trasfigurazione, sia tematica [come nel paradossale "Soffici soffi" o nell'originale "Estate"] sia timbrica, con la ricca gamma di suoni estratti dalla chitarra di Lodati, ola rinuncia alle parole da parte della Cangini che predilige un'articolazione essenzialmente fonica più letterale. Allo stesso modo, la rimarchevole duttilità di
Marchesano che sa passare da un sublimale tocco da violoncellista ["Boule de suife"] al più corposo e serrato walkin' - ideale contraltare al drumming di
Barbiero, episodicamente tellurico ma sovente sulfureo, calibrato e cristallino, vanno ad arricchire una trama sintattica piana e lineare, tutta a favore della melodia che spesso impronta indelebilmente la maggior parte delle composizioni.
Nel privilegiare una costruzione sonora fuori dalle regole, c'è spazio anche per estetiche parentesi referenziali, di provocatorio smascheramento stilistico [il reggae? il rock? la Mina degli anni 60?] come "Pelinkovec" e "Walkin in the middle", partoriti anch'essi dall'irrefrenabile dubbio, questa volta espressione dello stato d'animo di chi si abbandona al già noto per farne altro. Infatti, è pronta la rapida abiura dell'inafferrabile "Naioro" dove tutto viene re-inventato sul momento e da qui ripartire per la lunga "major road", quella che porta all'ipostasi delle deità musicali [armonia,melodia, ritmo] e che solo l'improvvisazione sa incarnare. Sempre dubitando però, né troppo né troppo poco, affinché nulla sia sempre dato per scontato.
Paolo Curtabbi
Invia un commento
Questa pagina è stata visitata 3.564 volte
Data pubblicazione: 21/06/2003
|
|