I fanatici del jazz – di cui faccio parte- tendono a essere ossessivi per
natura. Ci studiamo devotamente i bei dettagli della musica che amiamo,
affascinati, crogiolandoci dei vari aspetti della carriera e dello sviluppo di
un musicista. Il disco di un artista nuovo, o non ancora esplorato, può essere
l'occasione per una scoperta, una finestra su un mondo che può sembrarci
conosciuto, ma, a causa della sua prospettiva e della particolare disposizione
delle figure nel suo panorama, ci fa vedere con occhi nuovi, e ci fa ascoltare
con orecchie nuove.
Questa è stata la mia reazione, quando per la prima volta ho ascoltato
l'uscita del 1997
di Andrew Cheshire,
Another View,
il suo secondo album da protagonista. Andrew al tempo era un'entità sconosciuta
per me. Il disco, speditomi per recensirlo dal mio caporedattore alla rivista
Cadence, era scivolato nel mio lettore CD senza pretese, l'ennesimo della
lista su cui scrivere un paio di centinaia di parole, prima di passare
velocemente a quello successivo. Fui immediatamente travolto dalla musica, e il
mio temperamento distaccato piano piano si è fatto risucchiare dal riff nervoso
e circolare della chitarra che inizia il brano del titolo. Il seguito mi ha
portato in pezzi ancora più ammalianti e aerei, pezzi dai titoli evocativi come
"Secrets",
"Diverge",
e "Saturn".
La sonorità è quella della Blue Note della metà degli anni sessanta,
l'epoca di Sam Rivers, Wayne Shorter e Bobby Hutcherson -
musica di ampio respiro, che sembra quasi lievitare, dotata di improvvisazioni
corpose e intelligenti. Ma il feeling che della musica di Andrew era qualcosa di
decisamente diverso; una danza leggiadra e lirica di quadri nella foschia, vista
attraverso la fertile finestra principale della tradizione dell'improvvisazione
creativa.
Water Street
Revival, invece
ci fa guardare dalla finestra interna, per così dire, della tradizione personale
di Andrew, e ci permette di vedere qualcuna di quelle strade che ha intrapreso
per giungere alla sua attuale confluenza stilistica. I primissimi titoli, del
1990,
lo mostrano già in possesso di una deliziosa sonorità, e di un tocco gentile e
senza fretta che può tuttavia incitare i suoi compagni di band ad una reazione
dai riflessi veloci. L'agile flessibilità ritmica di Andrew e l'attenzione che
rivolge alla durata delle sue note, fanno venire in mente che ciò che distingue
una esibizione non riguarda solo quali o quante note un musicista suoni, ma
riguarda anche il peso di ciascun nota, e il suo fraseggio.
Questo
materiale di "archivio", come lo definisce Andrew (mi dispiace, ma è un
termine troppo polveroso per una musica che è così viva) prova anche che
Cheshire stava portando in tavola grandi composizioni per le sue prime
registrazioni. "Our
World", del
1991,
è una ballata squisita e fluttuante, con dei momenti che dimostrano che Andrew
avrebbe potuto farsi veramente un nome nell'ambito del "Lite-Jazz", se
solo avesse scelto di proseguire in questa direzione. "Search
For Truth" dello
stesso anno, è un esempio particolarmente calzante della sua immaginazione
melodica, con un bel tema secondario verso il minuto 1:30. La coinvolgente "Portrait
of Ellsworth" è
forse la prova più impressionante della sua maestria nel CD Water Street
Revival: mostra come usi gli effetti quali il delay per migliorare non solo
la sua sonorità, ma anche la totalità della performance. Che si tratti dei
pingui accordi della più tradizionale e jazzata "Jet",
o della fuggevole bellezza dell'intima e senza accompagnamento "When
I'm With You",
qui c'è una abbondante ricchezza di sfumature armoniche.
La stessa Water Street, al tempo di queste registrazioni, era una
desolata area di vecchi magazzini chiusi vicino all'East River a Brooklyn, dove
si può provare la gioia del tutto peculiare di sentire la strada lastricata di
sassi sotto i piedi, quando ci si va. Se si osservano gli scatti che il grande
fotografo Enid Farber ha fatto in quest'area, si può quasi sentire il
vento gelido dei segreti che questi edifici devono aver custodito. Qui ci sono
invece dei segreti che ora, felicemente, vedono la luce del giorno: le
fondamenta di un certo Andrew Cheshire, un musicista che genera calore
sufficiente per sciogliere misteri mai svelati.
Larry Nai
(trad. by
Annamaria Costalonga)
Altre
recensioni:
Review: All About Jazz
Review:
Cadence
Review: All-Music Guide
Review:
Morrice's Jazz Review
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Data pubblicazione: 17/09/2002
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