Simone Agostini classe
1981, romano di nascita e abruzzese di adozione, inizia a studiare
chitarra classica verso i dieci anni. L'incontro con il chitarrista pescarese Paolo
Giordano e l'apprendimento della tecnica del "tapping" segnano una svolta nel suo
percorso formativo. Inizia a esibirsi in pubblico aprendo i concerti di Paolo Giordano
e Michael Manring e successivamente partecipa a numerose altre manifestazioni, come
l'Acoustic Guitar International Meeting (Sarzana), Frentanacustica, Settimana Mozartiana
(Chieti), Lanciano Blues Festival, New Sound of Acoustic Music (Premio Wilder-Davoli)
sono alcune performance -tra le più rappresentative- cui ha partecipato dal
2001 a oggi. Nel 2009
pubblica il suo primo disco dal titolo "Green", un lavoro nel quale Agostini
s'ispira in gran parte alla natura.
Il Cd è composto da dieci brani riconducibili a riflessioni intime o appunti
di viaggio. Alla registrazione hanno collaborato Peppino Pezzullo e Sandro
Paciocco (viola e piano) in Childhood memories e Paolo Giordano
(chitarra slide) in Little suite Ds.
Le note e i brani scorrono facilmente lasciando percepire alcune eleganze armoniche
tipiche del fingerstyling e del tapping. A25 è un brano interessante dove
le note disegnano la bellezza e la maestosità delle montagne amate dall'autore -
anche laureato in Scienze Geologiche - e i paesaggi in continua mutazione sull'autostrada
L'Aquila-Pescara. Di particolare interesse armonico-melodico anche Childhood
Memories e Dialogues. Il primo ravviva i ricordi, non necessariamente
d'infanzia, ma anche le memorie di un passato a volte recente, più o meno offuscato,
forse volutamente trascurato. Chiunque, ascoltando il brano, può identificarsi e
immergersi in queste atmosfere, sottolineate con abile discrezione dalla viola e
dal piano. Il secondo brano, Dialogues, è il più armonicamente complesso
di tutto il CD. Non ci troviamo nell'ortodossia del fingerstyle, quello della tradizione
americana con atmosfere marcatamente "On the Road". E' un sound "globale"
molto tecnico che abbraccia vari generi e stili lontani tra di loro anche nel tempo.
Agostini immagina un dialogo tra la cultura mediorientale e occidentale; non a caso
l'overture è affidata ad una scala con atmosfere marcatamente di stile arabo. Dopo
qualche battuta la melodia si trasforma in un inedito arpeggio moderno, apparentemente
anonimo, ma che serve a introdurre un frammento di "Babe I'm Gonna Leave You"
per poi ritornare alle atmosfere arabe, per proseguire con una successione di "dialoghi
armonici non databili" tra oriente e occidente e con una pennellata dal sapore andaluso
verso la fine.
Un lavoro raffinato e ben strutturato.
Giuliano Iezzi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 24/04/2010
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