Corde contro corde. Chitarra e contrabbasso rimandano,
di primo acchito, al duo
Pat Metheny/Charlie
Haden ed allo splendido Beyond The Missouri Sky: un incontro tra
vecchi amici che hanno storie da raccontarsi. L'idioma parlato da Matteo Liberatore,
eclettico chitarrista italiano oramai sedente negli Stati Uniti, e Jerry Devore,
valente contrabbassista dell'Illinois dalla concezione ritmica ad ampio spettro,
è quello dei compari che si conoscono a menadito e comunicano per sguardi complici.
Concepts ha un bouquet cameristico, un crossover tra contemporanea e jazz
impastato su armonie mai lineari, sempre in bilico con l'inquietudine. Il brand
è ben evidente in Black Catalogue ed anche nel binomio F Blues, brani
a firma del chitarrista come, d'altro canto, anche For External Use Only
che compone la quadriglia di tracce originali dell'album. Liberatore pone particolare
attenzione ad ogni singola nota, la pesa e la fa pesare lasciando a Devore il compito
di guastatore di melodie. Ed il contrabbassista con il suo slappin' corposo e –
a tratti – corrosivo, ben interpreta e ravviva alcuni passaggi forse troppo silenti
ed assopiti, come nell'esecuzione sottovoce di Autumn Leaves e nella rilettura
poco organizzata di What Is This Thing Called Love di Cole Porter. Pregevole,
invece, l'arrangiamento melismatico di ‘Round Midnight, con le rugose corde
che sottolineano il lirismo monkiano.
Un disco in chiaroscuro, con divaricazioni sonore in evidenza, così come le indubbie
capacità dei due musicisti, ma che pecca in originalità.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 10/04/2010
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