Splasc(h) Records CDH 848
world series
Engineer: Renato Campajola, Mario Bertodo.
Cover : Tony Muroni “G 8 ”
Photo : Maurizio Gijvovic |
ODWALLA &
Billy Cobham
Kratos e Bia
1) Cerbero° (M. Barbiero)
2) La bella e la bestia* (M. Barbiero)
3) Mostar° (M. Brunod, C.Lodati)
4) Cumana *(M. Barbiero)
5) Per Emanuela* (M.)
6) Cerbero* (M. Barbiero)
7) Marmaduke° (M. Barbiero)
*Record live in concert on 2 marzo 2002, at 22° Euro Jazz Festival d'Ivrea.
° Record on 3 marzo 2002, Teatro Giacosa d'Ivrea
Marmaduke pieces solo M.Barbiero
Massimo Barbiero:
marimba ,vibes,
gongs , gamelam, udu drum, percussion
Matteo Cigna:
vibes , dum dum, percussion
Andrea Stracuzzi :
timbales, percussion
Alex Quagliotti: drums
, percussion
feat:
Peppe Consolmagno:
udu drum, voice, percussion
Doussou Tourrè - djembè
(Cerbero, Cumana,
La bella e la bestia )
Billy Cobham :
Drums
(La bella e la bestia)
Rossella Cangini :
vocals
(Mostar)
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Odwalla,
ovvero il suono che avvolge. Avvolge nel suo possedere una singolare, piena idea
di circolarità. Che circolarità sonora, si capisce, ma non solo. E' per,
esempio, circolarità di referenti: il jazz , la musica percussiva tout court
(dall'Africa a Bali, e tutt'intorno), certo sperimentalismo eurocolto
contemporaneo, eccetera. Ma circolari, nel senso di privi di spigoli, risultano
anche i percorsi in cui Odwalla ama guidarci.
E circolari, ancora, sono per lo più gli elementi di cui il
percussionista si circonda:circolari piatti e tamburi, circolari, per sezione, i
tubolari di marimba e vibrafono, sferiche le mazze con cui li si percuote (o li
si accarezza, a seconda dei punti di vista), e via discorrendo. E poi, non è
forse il cerchio il simbolo stesso della perfezione?
La musica di Odwalla è dunque perfetta? Non arriveremmo ad affermare
tanto.
E' indiscutibile, in ogni caso, che al suo interno tutto dia l'idea di
funzionare, di procedere senza intoppi né frizioni, con un'immagine
architettonica (ma anche dinamica) di un'assolutezza che definiremo Olimpica.
Un'immagine per certi versi, appunto non perfettibile. Il che non vuol dire
naturalmente perfetta. Il concetto è un altro: è che tutto vi appare collocato e
disposto con assoluta esattezza formale. Forse fa eccezione, fra i momenti
univocamente percussivi (ma continuando ad esprimerci in questi termini si
rischieremo di sortire l'inquietante effetto di svilire quell'aspetto timbrico
del lavoro di Odwalla che è invece altrettanto fondamentale), proprio il
conclusivo Marmaduke,
episodio anomalo in quanto opera del solo Massimo Barbiero, che
d'altronde del gruppo è da sempre l'anima riconosciuta. Qui gli spigoli, seppur
non lancinanti, ci sono, si direbbe con una loro precisa funzione dialettica
rispetto a quanto fin lì ascoltato. Una frizione ben più palpabile riguarda pur
tuttavia il precedente
Mostar, in cui si
ascolta la voce di
Rossella Cangini. Forse
proprio un elemento come questo, ancor più fortemente dialettico, ci fornisce
però un duplice input, da un lato portandoci a valorizzare in toto l'assorta,
rotonda coerenza dell'album, dall'altro facendoci intendere quanto tutto debba
essere rimesso sempre e comunque in discussione, fuor da ogni torpore
acquiescente quanto, alla fin fine, supino. Anche chi già ha saputo ampiamente
costruirsi un proprio solido percorso espressivo, com'è il caso di Odwalla,
mostra in questo modo di non sottovalutare tale buona regola. Magari con la
segreta speranza – quanto mai ben risposta, nello specifico – di vedere una
volta di più riaffermata e riconfermata l'esattezza della propria scelta di
campo.
Alberto Bazzurro
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Data pubblicazione: 13/07/2002
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