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Swingin' Fox Music - 2007
Lenore Raphael
Invitation – Lenore Raphael Live


1. Yesterdays 7.35
2. Blues for O.P. 7.42
3. Invitation 10.22
4. My Foolish Heart 8.53
5. They can't take that away from me 9.21
6. Birds in flight 6.44
7. Have you met Miss Jones 9.21
8. Oleo 5.03
9. Joy Spring 6.52

Lenore Raphael - piano
Hilliard Greene - bass
Rudy Lawless - drums




Lenore Raphael fin da piccola dimostra di essere una bambina prodigio con il bernoccolo per il pianoforte. Studia e diviene pianista classica. La sua vita artistica cambia drasticamente dal giorno in cui scopre Oscar Peterson. Quello che accade in lei è una vera rivoluzione. Lenore si allena per qualche anno con grandissima determinazione a suonare "sopra" ai dischi di Peterson, finchè un bel giorno si sente pronta ad affrontare professionalmente l'impegnativa scena del jazz newyorkese. Da questo momento affianca grandi jazzisti, suona nei maggiori jazz clubs e prende parte a molti jazz festivals americani ed europei.



N
el suo stile riconosciamo inequivocabilmente le influenze di tutti i massimi pianisti jazz a partire da Oscar Peterson, attraverso lo studio del quale Lenore ha acquisito uno swing potente che le ha fatto meritare il titolo di "regina dello swinging piano". Ma le influenze sono molte: riconosciamo infatti Bill Evans, Monk, McCoy Tyner, fino a giungere anche a pianisti dei giorni nostri, come Michel Petrucciani che, sia pure in misura minore rispetto ai precedenti, traspare anch'egli dallo stile della Raphael.

"Invitation - Lenore Raphael Live", si apre con armonie quartali "alla McCoy" su uno standard di Kern: "Yesterdays". Visto questo incipit, ci si aspetterebbe uno scenario che, partendo dalle innovazioni armoniche di McCoy Tyner di diversi anni fa, si sviluppi proteso in avanti, sempre più teso verso la modernità e verso il jazz contemporaneo, sia pure trattando solo brani del repertorio standard. Invece avviene l'opposto. Il brano iniziale è quello dallo stile più moderno, mentre i brani che seguono si spostano a ritroso, toccando un po' tutti gli stili del grande jazz di circa mezzo secolo, con tanto swing, buon gusto e massimo rispetto dei canoni tradizionali del mainstream. Anche la costruzione dei brani è assolutamente "da manuale", proprio come avviene tacitamente in tutte le jam sessions che si rispettino. Il secondo brano, "Blues for O.P." è infatti presentato con tema, assolo del piano, assolo del basso, scambi, tema e conclusione. Il brano oltre tutto è un blues, e qui non avviene assolutamente nulla al di fuori di questo schema che ci è così tanto familiare e comunque sempre gradito.

Segue "Invitation", il cui tema viene proposto con uno stile ricco di abbellimenti e fill. Entra quindi la ritmica e vince lo swing: ascoltiamo l'improvvisazione del piano, poi del contrabbasso, poi ancora del piano, e conclusione tradizionale.

Il quarto brano è "My Foolish Heart", presentato in uno stile collocabile a metà strada fra il lirismo di Bill Evans ed i virtuosismi alla Peterson, anche con qualche piccolo accenno di blues. Gradevole ma prevedibile. E' la volta di "They can't take that away from me" e di "Birds in Flight", swing e tradizione, ed anche in questi brani la passione di Lenore per Oscar Peterson è chiaramente riscontrabile.

"Have you met Miss Jones" si apre con qualche sostituzione, ma ben presto rientra nei ranghi del perfetto standard, proprio come siamo avvezzi ad ascoltarlo. Il penultimo brano è "Oleo", un rhythm change che in un disco mainstream non poteva mancare. Qui la pianista dimostra ancora una volta la propria predisposizione per lo swing, pur senza avventurarsi in tecnicismi o in idee particolarmente innovative durante l'improvvisazione. Il contrabbasso improvvisa con note rapide e glissati, seguono i classici scambi, ripresa del tema da parte del piano e chiusura con un breve accenno alla melodia di "Sweet Georgia Brown".

Il nono ed ultimo pezzo è il difficile "Joy Spring" dove swing e tecnica trovano il loro habitat ideale, ma anche qui senza colpi di scena. Il disco infatti non ci sorprende mai, ma anzi, ci rassicura. In esso riconosciamo tutti gli elementi che caratterizzarono i vari periodi d'oro del trio jazz e che ci sono tutti molto cari, partendo dagli anni 50 fino a qualche decennio fa. Lenore Raphael non ci spiazza con idee improvvisative o riarmonizzazioni particolarmente ardite, ma ci offre nove brani molto piacevoli che verranno sicuramente apprezzati da chi ama un jazz tutto sommato tradizionale con elementi di contemporaneità.

Rossella Del Grande per Jazzitalia














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Data pubblicazione: 04/04/2010

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