In Italia non è molto conosciuto. E questa è una grave pecca, una dimenticanza,
perché il giovane Abe Rabade, trentatré anni appena, ha classe e tecnica
da vendere. Prova ne è il suo nuovo lavoro: "Piano Solo", dove il musicista
di Santiago de Compostela suona le musiche originali, da lui scritte, per lo spettacolo
teatrale Jazzia, portato in scena dal Nostro con il prestigiatore Kiko Pastur nel
2007. Magia e musica si fondono per dare luogo
ad una nuova scena per nuove emozioni. Le stesse emozioni che trasmette il pianismo
eclettico di Rabade, una merge di suoni e colori che simboleggiano la tradizione
jazzistica iberica, il tocco euro-classico e l'energia sontuosa d'oltreoceano.
Gli undici brani recano, ognuno, una dedica, nel rispetto di una prosa
musicale tanto limpida quanto variegata nei toni, timbri e ritmi. Dal tocco affascinante
e sensuale, quasi aulico di Logos, dedicata ai genitori, si passa ad un blues /
boogie in onore di Richard Angstadt, proprietario del Bogui Jazz Club di Madrid.
Percuote le corde del piano nell'intro della filmica Liberacìon, dove fa
capolino la sua voce ad accompagnare le note. Uno speciale omaggio, a sottolineare
il personale stile del pianista galiziano, è Tristano Complex, brano che
evidenzia la sua abilità tecnica, qui tesa a sviluppare il fraseggio contrappuntistico
e la prodigiosa indipendenza delle due mani che consacrò il celeberrimo musicista
di Chicago. Rabade sa ben dosare anche il minimalismo contemporaneo (Asorey) e leggere
tra le pieghe della cultura islamica che ha bagnato la sua penisola (Danza Derviche).
La sua poliedria stilistica è fatta di temi a maglie aperte, tant'è che attracca
con Broken Heart nello stride piano per un ragtime gustoso.
Abe Rabade è un pianista senza tempo, con un linguaggio ben forbito ma
del tutto autonomo, svincolato dal "copia-incolla" così inflazionato negli ultimi
tempi.
Un disco da poter ascoltare sempre. Ieri, come fra cent'anni.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 21/02/2010
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