Jazzitalia - Jazztoreduo: Live in Studio
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Jazztoreduo
Live in Studio


1. The masquerade
2. Autumn Leaves
3. High priority
4. You Don't Know What Love Is
5. Day dream - How insensitive
6. Indian summer
7. My Favourite Things
8. My Funny Valentine
9. Route 66
10. You go to my head
11. Theodor

Tore Locatelli - chitarra
Patrizia Pili - voce





Poche battute del primo brano e la mente corre ad una incisione del 1978 di Sarah Vaughan con Joe Pass alla chitarra, Ray Brown al contrabbasso, Oscar Peterson al piano, e Louie Bellson alla batteria. In modo particolare ad un "My old flame" giocato meravigliosamente fra chitarra e voce. L' espressività del duo Locatelli-Pili affonda proprio lì le sue radici. In quelle sei corde usate come piccola orchestra, in funzione ritmica, melodica ed armonica allo stesso tempo, secondo la concezione dello stesso Pass (anche Beethoven pensava la stessa cosa della chitarra, ma non le dedicò mai un solo rigo) e in quel virtuosismo vocale dispiegato senza risparmio, ma sempre al servizio di un emozione, di una storia da raccontare.

Nel canto di Patrizia Pili, a dire il vero, si ritrova tutta la grande tradizione del canto jazz, oltre all'influenza della Vaughan. In alcuni pezzi (High priority, scritto dal duo, o " My favourite thinghs") echeggia addirittura Bobby McFerrin; altrove pare di avvertire che la cantante di Sondrio abbia ben presenti le sperimentazioni "accademiche " di Katy Berberian. Ma studiare i maestri ed a loro rifarsi non è un reato. E' anzi apprezzabile che in tempi di contaminazioni e commistioni di linguaggi Locatelli e la Pili propongano un lavoro tutto e solamente ispirato alla tradizione jazzistica più consolidata. Bruciano vecchie fiamme nel caldo braciere di questo disco; quasi tutti i pezzi sono infatti standards fra i più noti. Ma la passione con cui i due affrontano il loro percorso, il bel suono della chitarra di Locatelli (costruita da lui stesso), la formula onesta del "Live in studio", l' emozione che pezzi come "Indian Summer" riescono a trasmettere mettono al riparo questo loro lavoro da ogni banalità critica. C' è da sperare di poter ascoltare Tore e Patrizia dal vivo. L' atmosfera di un buon club sarebbe la loro dimensione ideale.
Marco Buttafuoco per Jazzitalia













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Data pubblicazione: 08/07/2007

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