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Giacomo Gates Trio al Dizzy's Club Coca-Cola
26 aprile 2005
di Dr. Roberta E. Zlokower

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Todd Barkan, Tony Lombardozzi, Giacomo Gates, Earl May
Photo courtesy of Roberta Zlokower

Giacomo Gates
voce
Earl May
contrabbasso
Tony Lombardozzi
chitarra

Lo scat non è mai sembrato così bello. Con il sapiente Earl May al contrabbasso e Tony Lombardozzi alla chitarra creativa, Giacomo Gates ha illuminato il Dizzy's Club Coca-Cola che programmava una serata pizzazz (pizza & jazz). Giacomo condisce i suoi brani con aneddoti personali e barzellette affascinanti che attirano l'audience in un'atmosfera calda e silenziosa. Uno dei primi brani, senza mai pronunciare la parola "love", è bluesy e pieno dell'infinito e saggio contrabbasso di Earl. Lady Be Good, con una voce intensa e vocalese di parole attorcigliate per narrare senza fiato una storia in una sola battuta! Tale fantasiosa improvvisazione è rara e da sola vale l'essere stati qui.

Jeanine, uno swing veloce, ha visto il rapido fraseggio alla chitarra di Tony e un notevole scat. Blue Skies e In Walked Monk sono state unite insieme con facilità e con accattivanti arrangiamenti nei testi. Infatti, la lirica ispirata è una qualità che si può trovare in tutti i brani di Giacomo, con l'aggiunta di riferimenti jazz della tradizione. Simulando un contrabbasso con la voce, cita Dizzy Gillespie e Max Roach in un aneddoto, introducendo così i brani successivi. I Cover the Waterfront e I Just Got Back in Town vengono cantate in modo romantico, con eleganti contrappunti alla chitarra e con un attraente ritornello su Parigi.

Let's Cool One, degli anni '40, ha preceduto Stolen Moments su cui Giacomo ha creato una magica fantasia di espansione della mente. It's Over Now, con un lento, melanconico solo strumentale, vede ora Giacomo simulare con la voce una batteria per poi tornare nuovamente cantante.

I prossimi eventi del Dizzy's Club Coca-Cola sono presenti sul sito.

Dizzy's Club Coca-Cola
Time/Warner Center
Broadway at 60th Street
NY, NY
212.258.9595
Todd Barkan, Host

I criteri per definire il canto jazz probabilmente saranno discussi per il resto del tempo. Ma indipendentemente da quale parte si sia, non c'è alcun dubbio sul fatto che Giacomo Gates è un autentico jazz vocalist. Saldamente ancorato alla tradizione degli improvvisatori vocali originali da Louis Armstrong e Ella Fitzgerald fino alle loro moderne controparti come Betty Carter e Leon Thomas, l'approccio di Giacomo deriva principalmente dai maestri delle radici bebop come Jon Hendricks, Babs Gonzales, King Pleasure e, soprattutto, Eddie Jefferson. Come coloro che lo hanno influenzato, Gates ha forgiato un proprio unico percorso.

Nelle sue parole, "In questo tipo di musica, conta l'intenzione, l'onestà e cosa arriva attraverso la tua voce - l'esperienza della vita." Senza domande, l'esperienza di vita di Giacomo non è uguale a quella di qualunque altro artista jazz. Benedetto da una melliflua voce, straordinaria precisione ritmica e un infallibile senso della liricità, totale controllo della linguaggio, creatività senza limiti e passione esuberante lo distinguono da qualunqe altro vocalist presente. Tuttavia, non si ha mai esposto il suo talento al grande pubblico fino al 1990, all'età di 40 anni. Prima di ciò, Gates gestiva la sua vita attraverso un duro lavoro operaio. Dopo anni guidando qualsiasi cosa, dagli Scuola Bus ai Tir a 18 gomme per trasporto di animali, Giacomo è partito dal deserto dell'Alaska nel 1975, lavorando per 14 years e facendo di tutto, incluso tre anni sulle condutture petrolifere dell'Alaska. Costruire strade, guidare buldozer, piantare chiodi per costruire le rotaie in aree vuote e desolate con nessuna guida di direzione al di là di un compasso e del cielo, hanno fornito a Gates la forza e lo stimolo a sviluppare la sua espressione artistica interiore.

"Due cose mi hanno sempre distrutto lì," racconta Giacomo su queste esperienze, "sentirsi insignificante e sentirsi molto vivo." Con un grande rischio per la vita e sottoposto a tutti i rischi derivanti dall'essere disorientati geograficamente, dagli incidenti con pesanti macchinari, dalla fame degli orsi polari, Gates si è confrontato con viste, suoni e esperienze che hanno avuto un profondo effetto sul suo essere e sulla sua arte.

Sebbene sia stato sempre esposto alla musica sin da bambino, cantando e suonando la chitarra durante la sua adolescenza, non c'è stata mai una vera opportunità di esibirsi in Alaska fino agli ultimi anni trascorsi lì. Cercando modi per crescere nel suo ambito professionale legato al mondo della costruzione, Gates occasionalmente lascò l'Alaska per spendere del tempo in posti come lo stato di Washington, il Tucson, l'Arizona lavorando a nuovi progetti e imparando l'uso di nuovi strumenti da lavoro. In quegli ambienti più civilizzati, se esibiva ogni volta che era possibile, partecipando ad una varietà di attività musicali. Così fino alla fine degli anni '80, ha avuto molte opportunità anche a Fairbanks, in Alaska, dove occasionalmente era impiegato come buttafuori nei club locali. Dopo vari incoraggiamenti da parte di coloro che andavano lì per esibirsi, Giacomo decise di tornare nel suo nativo Connecticut e dedicare il massimo della sua attenzione alla musica.

Come i suoi mentori, Gates a volte ha tradotto grandi soli strumentali in Vocalese, incluso lavori di Lee Morgan, Chet Baker, Gene Ammons, Charlie Rouse e molti altri, oltre a scrivere le parole per molte composizioni jazz. Citando le sue influenze,  Giacomo dice che "Alcuni dei miei cantanti preferiti sono Dexter Gordon, Ben Webster e Lester Young. Essi cantavano attraverso il loro strumento. Se non era cantare, non so cos'altro potesse essere!"

Con questa prospettiva, Giacomo a volte vocalizza simulando uno strumento - trombone, flauto, contrabbasso e anche batteria. Non è un modo per attrarre, non è una trovata strumentale bensì è un qualcosa che viene effettuato rispettnado sempre il contesto della musica. Fu sviluppato inizialmente durante il lavoro effettuato con un duo stabile insieme ad un pianista nel Connecticut con cui Giacomo, per supportare il piano,  improvvisava le linee di basso e il suono della batteria. Invitato sul palcoscenico da Jon Hendricks durante una performance del 1995, Gates cantò simulando una batteria sulle linee di basso eseguite da Hendricks in accompagnamento al pianista. Dopo ciò, lo strumento simulato con la voce è diventato un momento classico nei suoi concerti. Sebbene Gates e Jon Hendricks si siano esibiti insieme per due volte, non è acnora capitato di fare qualcosa insieme. Tuttavia, nel giugno 2004 Giacomo e Andy Bey hanno sostituito Jon e Kevin Mahogany in Europa, esibendosi con Mark Murphy e Kurt Elling, gli altri due membri del gruppo vocale The Four Brothers. Giacomo si è anche esibito con musicisti come Lou Donaldson, Freddie Hubbard, Richie Cole, Randy Brecker, Jon Faddis e Hilton Ruiz. Ma il suo princiaple obiettivo è stato esibirsi conn i suoi gruppi, che lo hanno protato in giro per tutti gli Stati Uniti e nel mondo.

Ha suonato nei principali club americani come, il Birdland di New York, Five Spot e Jazz Standard, lo Zanzibar Blue di Philadelphia, il Blues Alley in D.C. e lo Snug Harbor di New Orleans; si è esibito in numerosi festival come Detroit/Montreux, Telluride, Caramoor, Sedona, Clearwater, Fairbanks Summer Arts, ecc.; inoltre si è esibito in moltissime universià, associazioni jazz aumentando la sua popolarità dimostrata dalle svariate volte in cui si esibisce in questi luoghi. E' anche stato in Europa e due volte in Australia.

Ha inciso tre CD, di cui l'ultimo, Centerpiece per la Origin Records ha ricevuto entusiaste recensioni ed è stato trasmesso in oltre 300 radio, rimanendo per più di 3 mesi nelle classifiche Jazz Week dei top 20.

Profondamente impegnato nella didattica, Giacomo insegna regolarmente presso al Wesleyan University, l'Hartford Conservatory of Music e la New Haven's Neighborhood Music School. Inoltre ha tenuto workshops e seminari in numerosi centri didattici in tutti gli Stati Uniti.

Come tutti gli artisti jazz impegnati, Giacomo Gates è uno studente della grande musica jazz della tradizione. Noto per la sua interazione con l'audience, ogni concerto diventa una lezione di storia del jazz. Con più di 100 performance live nel 2004 e una programmazione del 2005 che supererà il 2004, la pura gioia, l'esuberanza, lo spirito e l'illimitata creatività rendono Giaocmo uno dei più avvincenti artisti di jazz.

 













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Data pubblicazione: 11/06/2005

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