Ute Lemper – Vojage, tra Ieri e domani
Pordenone, teatro Verdi, 26 aprile 2007
di Giovanni Greto
Ute Lemper, voce
Mark Lambert, chitarre
Vana Gierig, pianoforte
Don Falzone, basso e contrabbasso
Todd Turkisher, batteria e cajon
Un concerto di levatura medio-alta, quello di Ute lemper, in esclusiva
per il Triveneto, nel rinnovato teatro Verdi di Pordenone, così spaziale, architettonicamente,
all'esterno, quanto dotato di una buona acustica e basato sul legno, materiale essenziale,
all'interno. L'avevamo vista 10 anni fa al Lido di Venezia, accompagnata soltanto
dal pianoforte. La ritroviamo, sempre più padrona del palcoscenico, meno fatale
ma sempre affascinante, affiancata da un valido quartetto, e con sempre più frequenti
aperture verso il jazz nel repertorio, basato su alcuni omaggi al binomio Brecht
/Weill, con parecchio spazio alla Chanson francese e l'interpretazione di "Estate"
del nostro
Bruno Martino, diventata ormai uno standard internazionale, nella
versione di moltissimi artisti. E infine, per lei che si era avvicinata al pop,
a Tom Waits, a Michael Nyman, anche un tentativo di esplorare il folklore
ungherese o certe canzoni yiddish.
Il recital fila via liscio per quasi 100 minuti, senza dare un'occhiata
all'orologio. Ascoltiamo 13 brani più un bis affidato ad una swingante "Die
Moritat Von Mackie Messer (Mack The Knife)", tratta dalla "Dreigroschenoper"
di Bertold Brecht. La voce di Ute è suadente, aggressiva, con l'erre
marcatamente arrotata nelle canzoni tedesche, o moscia in quelle francesi, quali
"Amsterdam" di Jacques Brel o "Milord",
che giunge dopo un racconto – sempre in francese, lingua che l'artista forse predilige
e padroneggia con sicurezza – della nascita del grande successo di Edith Piaf.
E' spesso vibrante la voce di Ute, si trasforma in uno strumento
a percussione, accarezza il cuore di chi la sta ad ascoltare e si avventura in uno
scat che non ha nulla da invidiare a quello di cantanti votate esclusivamente al
jazz. Sembra anche una donna soddisfatta, lei che è madre di tre figli, e felice
di abbracciare idealmente il pubblico, riuscendo, dopo qualche accenno, a farlo
fischiettare proprio la finale "Moritat", interpretata
in tedesco. Ammirevole inoltre la sua facilità di cantare oltre che nella lingua
madre, il tedesco – Ute è nata a Munster - in francese e in italiano, dando una
versione morbida, brasilianjazz, sulla scia di Joao Gilberto, di "Estate",
senz'altro più fresca e meno patetica che nell'originale. Il quartetto che l'accompagna
è più che dignitoso. Il volume sonoro è curato e chissà che un giorno non la vedremo
impegnata in un repertorio interamente dedicato al jazz.
Invia un commento
© 2000 - 2024 Tutto il materiale pubblicato su Jazzitalia è di esclusiva proprietà dell'autore ed è coperto da Copyright internazionale, pertanto non è consentito alcun utilizzo che non sia preventivamente concordato con chi ne detiene i diritti.
|
Questa pagina è stata visitata 3.970 volte
Data pubblicazione: 08/07/2007
|
|