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Pan Gea Orchestra
Arterìa - Bologna, 1/3/2007
di Achille Zoni

Pan Gea Orchestra è un ensemble piuttosto giovane, caratterizzato innanzitutto da un organico non esattamente convenzionale, costituito cioè dall'unione di strumenti dalla tradizione strettamente europea, intesa sia in senso cameristico che popolare (violoncello, violino, fisarmonica) con altri invece dall'impronta afroamericana (tromba, clarinetto, sax baritono). In mezzo a questi due "continenti" si trova la sezione ritmica, costituita da contrabbasso e batteria, impegnati nel compito di mantenere coese le diverse voci e condurle di pari passo.



Il concerto che gli otto musicisti offrono al pubblico presente nel piccolo ma suggestivo locale è un susseguirsi di sorprese. L'apertura è affidata ad "Artevana", brano scritto ed arrangiato da Davide Fasulo (come quasi tutti quelli della scaletta), che oltre ad essere impegnato alla fisarmonica è in effetti la mente creativa, colonna portante dell'ensemble, sia per quanto riguarda le composizioni originali sia per gli arrangiamenti dei brani tradizionali. L'accoglienza è un po' fredda, ma è comprensibile: non si tratta di una musica scontata.

L'organico si muove seguendo i cenni di Fasulo, che preferisce dirigere l'insieme e limitare la sua partecipazione a pochi interventi sparsi attraverso i brani, ed è subito evidente come le composizioni siano intese ed eseguite in modo assai fedele alla volontà del compositore/direttore, che lascia apparentemente poco spazio all'espressione individuale. I ritmi sono serrati, sincopati, sconvolti; gli incastri che vengono a costruirsi fra ritmo e melodia disorientano chi ascolta, ma assieme affascinano. In questa tensione generale è bello vedere con quanta passione Fasulo si prodighi a seguire e curare ogni parte, intervenendo a gesti e riuscendo a ricavare dagli altri musicisti una sorprendente fluidità pure nei momenti più duri. Si scivola spesso nelle poliritmie, dominate dai contrappunti del contrabbasso di Alessandro Lo Mele e del violoncello di Maria Paola Balducci, e scandite dai fraseggi impeccabili di Tore Nobile alla batteria.

Restando sempre improntati su questo discorso, si giunge ad uno dei momenti più riusciti della serata, nel terzo brano, "L'Orco Gentile", in cui i musicisti riescono a dare il meglio di sé e l'insieme si muove in modo straordinariamente affiatato. Solo ora però, dopo un prima fase di rodaggio, si riesce ad apprezzare del tutto la prova che i nostri stanno dando, ma soprattutto a comprendere per intero l'indirizzo espressivo degli strumenti, che si rivelano non essere asserviti ai fini delle composizioni, ma decisamente favoriti nello sfruttare i momenti adatti in cui inserire a soli piuttosto liberi.

Il meglio però deve ancora arrivare: esattamente a metà scaletta l'ensemble tira fuori dal taschino due gioielli della musica tradizionale est-europea, "Mesecina" e "Dejo Dance". I due brani, riarrangiati in modo appena percettibile, portano il pubblico ad un ballo sfrenato, la cui euforia coinvolge i musicisti stessi che si lasciano trascinare e si esibiscono con dei soli veramente apprezzabili. A riguardo si viene colpiti in particolare dalla tromba di Luca De Marchi e dal clarinetto di Cristina Santini, che imbastiscono alcuni ottimi fraseggi e tengono alta la tensione espressiva.

L'ultima parte del concerto si svolge con rinnovata carica ed entusiasmo e porta la serata ad un compimento logico, con un ritorno alle composizioni più complesse di Fasulo fino all'ultimo bellissimo brano, "Coda". Il bis, richiesto a gran voce, è scontato.

Nel complesso, un'ottima serata: dopo una prova così convincente si intuisce che Pan Gea Orchestra è senza dubbio una piccola miniera, che meriterebbe decisamente più spazio per dare prova delle proprie potenzialità.













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Data pubblicazione: 22/06/2007

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