Testo vocale tratto da fonti
originali di Shalom Goldman
Rupert Enticknap (Akhnaten), controtenore
Gabriella Sborgi (Nefertiti, moglie di Akhnaten), contralto
Valentina Valente (Regina Tye, madre di Akhnaten), soprano
Giuseppe Naviglio (Horemhab, generale e futuro faraone), baritono
Mauro Borgioni (Aye, padre di Nefertiti), basso
Marcello Nardis (Sommo sacerdote di Amòn), tenore
Artisti del Coro del Teatro Regio (Le sei figlie, Il banchetto funebre)
Valter Malosti (Amenofi, figlio di Apu, lo scriba), narratore
Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino
Dante Santiago Anzolini, direttore
Claudio Fenoglio, maestro del coro
Dennis Giauque, maestro ripetitore
Andrea Micheli, fotografie
Luca Scarzella, regia video
Gianni Carluccio, allestimento e luci
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Akhnaten, un faraone ambizioso e riformista, fazioni nemiche,
una disfatta certa e l'oblio. Una storia avvincente e affascinante quella che ispira
Philip Glass, al punto da fargli realizzare un'articolata opera in tre atti.
MITO Settembre Musica coglie la palla al balzo e al Piccolo Teatro Streheler di
Milano, propone al pubblico le musiche di Akhnaten, il terzo capitolo delle opere
che Glass ha dedicato alle grandi personalità: dopo Einstein e Gandhi, il faraone
Akhnaten. L'arduo compito di misurarsi con un'opera complessa, con quel rigore che
la musica minimalista richiede, è spettato al coro e all'orchestra del Teatro Regio
di Torino, guidati e diretti da Dante Santiago Anzolini. Si potrebbe dire,
in modo politicamente corretto, che l'esecuzione sia stata straordinaria, degna
dell'opera stessa. Beh, sarebbe più il caso di dire che ognuno ha fatto probabilmente
del suo meglio. Il risultato è stata una direzione assolutamente magistrale di Anzolini,
preciso, metronomico nel mantenere l'ostinato motivo arpeggiale che dall'inizio
alla fine ha fatto da filo conduttore all'opera, ma densamente espressivo in quelle
scene in cui regna un lirismo arioso e struggente. D'altro canto non si può però
osannare la performance dei musicisti, qualche volta in difficoltà, e del coro che,
per quanto si sia sforzato è rimasto spesso vittima di un'acustica troppo secca
e di parti decisamente ostiche, con note ribattute ai limiti del cantabile. Insieme
al motivo arpeggiale, a tenere unite le varie parti dell'opera la voce narrante
dello scriba, l'attore Valter Malosti e un impianto scenografico importante,
formato da due maxi schermi in cui erano proiettate le immagini del Museo Egizio
di Torino. Appassionante la performance di Rupert Enticknap, il controtenore
che ha rivestito i panni del faraone Akhnaten. E con lui Gabriella Sborgi,
contralto che ha con grande veemenza cantato le ragioni di Nefertiti, moglie del
faraone.