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Concerto di Natale al Borgo Club con il bluesman Johnny Mars
Dalle campagne alle città americane: il cammino del blues attraverso i suoi interpreti.
Borgo Club Genova - 18 dicembre 2005
di Enzo Cochetti

Atmosfera magica in questo appuntamento molto atteso dai cultori del blues, un tour de chant che ci ha riportati indietro negli anni, nel ventennio 1910-1930, al periodo d'oro raggiunto dal blues.

Mars ci ha dato l'impressione evidente del tempo annullato, instaurando un clima di sottile malinconia, alternata a momenti di esaltazione emotiva.

Il blues di Mars, al di là della forma musicale – una questione di tre accordi fondamentali inseriti nello schema classico delle dodici battute – è prevalentemente uno stato d'animo e si può definire sinteticamente l'espressione profana del gospel song. Ai negri deportati dall'Africa, che conoscevano la scala pentatonica (do – re – fa –sol – la) ignorando l'esistenza del semitono, si presentò il problema di adattare il loro senso musicale al nostro sistema tonale (scala di sette note); questo nel momento in cui, cantando gli inni religiosi cristiani, vennero a contatto con la musica degli europei emigrati in America. Furono così istintivamente alterati il terzo ed il settimo grado della scala con dei glissando.

La tendenza ad abbassare (il termine musicale è bemollizzare) la terza e la settima nota conferisce alla musica dei neri quell'impronta di tristezza e quella incertezza modale che costituisce la linfa del blues. Si riscontra effettivamente una coesistenza di quegli stati d'animo che i musicisti europei associano al modo maggiore ed al modo minore e, sul piano del sentimento, un'ambivalenza che rende il blues ora altamente esultante, ora disperatamente depresso.

Mars ha iniziato a suonare l'armonica a bocca verso la fine degli anni '60, nel periodo in cui ha formato un proficuo sodalizio con il mitico B. B. King e si è innamorato di questo inusuale strumento a tal punto da diventarne uno dei più significativi specialisti nel linguaggio blues. Egli tiene viva nel mondo la tradizione dei country blues, seguendo le orme dei leggendari menestrelli Blind Lemon Jefferson e Big Bill Broonzy che cantavano lungo le polverose, assolate strade del Sud nel delta del Mississippi, nella Louisiana, nell'Alabama, nel South Carolina e, alla sera, davanti alle baracche dove i lavoratori riposavano.

In seguito i cantanti di blues, che possedevano soltanto una chitarra rabberciata e parecchi di loro anche un'armonica a bocca, si esibivano sui barconi che solcavano il Mississippi ed il Missouri e sui vagoni dei treni merci, sui quali i neri si spostavano più o meno clandestinamente verso le grandi città del nord del Paese (Chicago, New York, Philadelphia): così il country blues si stava trasformando lentamente in city blues, una musica offerta non più a pochi ascoltatori, ma rivolta ad un pubblico sempre più numeroso, con teatri capienti, strumenti in perfetto ordine, studi di incisione e case discografiche che avrebbero sfruttato questo redditizio filone della musica popolare, prima espressione compiuta del genio negro-americano.

Nel concerto natalizio organizzato dal Borgo Club il canto di Mars è stato impreziosito dal substrato melodico-armonico fornitogli dal formidabile chitarrista Enrico Pinna e sostenuto con efficacia e dinamismo dal bassista Terry Pack e dal batterista Giuseppe De Paola: i soci del Borgo si sono lasciati incantare da quella voce possente, una voce che Mars sa rendere tremula, arrochita, impalpabile, divertita e petulante (What'd I say), aggressiva e swingante (Chicago's blues e Wild man blues). Una musica che si dipana in una esposizione sempre sottesa da una latente tensione lirica (Summertime), una voce dalla verve contagiosa (Baby, don't you tell on me) in grado di offrire ad ogni genere di linea vocale un'impronta di raffinatezza e genuinità.

Mars dà voce alle sofferenze ed alle inquietudini, alle goie, agli slanci, alla storia appassionata di un popolo che ha vissuto fino a poco tempo addietro il dramma della discriminazione razziale, dramma che viene riscattato dall'ironia e da un atteggiamento dal quale traspare la saggezza del negro, che rifiuta di farsi travolgere e nel fisico e nel morale!

Mars, il bluesman originario del South Carolina, continua a puntare su un rapporto quasi fisico con il suo pubblico, riversando sull'uditorio con stimolante immediatezza un profumo di vita e di amore, un brivido di sofferenza e di speranza.








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Data pubblicazione: 11/03/2006

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