Cagliari 26-29 Novembre 2004
di Fabio Pibiri
Un Festival pensato in grande, 30 concerti in 4 giorni, 5 sale allestite per l'occasione, 140 artisti coinvolti, tra ospiti internazionali e nazionali, una macchina organizzativa imponente. Questi i numeri della XXII edizione di "JAZZIN'SARDEGNA", che, dopo l'abbuffata estiva di festival, riporta nell'Isola la musica Afroamericana (se così si può ancora definire il Jazz!).
Paolo Fresu, e questo poteva sembrare addirittura scontato, ha inaugurato la 4 giorni cagliaritana, assieme ad un altro grande musicista sardo, apprezzato in tutto il mondo, il fisarmonicista-pianista
Antonello Salis. Inizialmente da solista,
Salis ha messo in luce il pianismo estremo e fortemente percussivo che da sempre lo contraddistingue, ed il melodico brano eseguito in duo con
Fresu rimandava al magico PAF. Il concerto è proseguito con il trio
Fresu/Aarset/Youssef, jazz e musica elettronica-popolare, un mix che ha ricordato molto il Miles degli anni
'70. Il contrabbassista sassarese Riccardo Lay, in quintetto e con ospite Francesco Piliu dei Cordas et Cannas, ha proposto un jazz rivisitato in chiave etnico-sarda, soprattutto grazie al caratteristico suono delle launeddas di Piliu. Horacio "El Negro" Hernandez col gruppo "Italuba", il cui significato altro non è che l'incontro tra le due parole Italia-Cuba, ha presentato l'ultimo loro lavoro. Amik Guerra alla tromba, Ivan Bridon Napoles al pianoforte e tastiere, Daniel Martinez Izquierdo al basso hanno suonato un jazz moderno fortemente intriso di ritmiche e sonorità latino-cubane. Intense alcune improvvisazioni del pianista, mentre impressionante è stato il drumming potente ed onnipresente del leader.
Leny Andrade, la più rappresentativa e longeva cantante dello stile bossa nova è stata interprete di un brillante concerto al palazzo dei congressi. Accompagnata da un trio di musicisti d'eccezione, tutti compagni di viaggio di Dizzy durante gli ultimi anni di vita, Joao Carlos Coutinho al piano, Lucio Nascimento al basso elettrico, e Adriano De Olivera alla batteria. La voce della cantante è una delle più particolari della scena jazzistica, molto calda e ruvida, possente, incanta la sua melodicità unita alla sua asprezza. Lo show si snoda attraverso standard e composizioni originali, una dedica speciale a Gillespie con A Night In Tunisia, col quartetto che dimostra il grande interplay esistente. La voce fantasiosa, la batteria leggera e swingante, il pianista incontenibile in alcuni solo, il basso sempre originale.
Al concerto di Giovanni Falzone si è potuto ascoltare la fresca originalità di un giovane jazzista che si dedica con amore alla rielaborazione delle canzoncine popolari della propria terra, la Sicilia. Le melodie sono tutte semplici, e da queste l'autore è partito sviluppando un discorso che ci accompagna per tutta la storia del jazz, dagli albori al be bop al free fino al jazz delle contaminazioni elettroniche. L'arrangiamento produce un impasto sonoro efficace, la dolcezza del suono del vibrafono si incontra con la morbidezza del flicorno, la ritmica precisa e vigorosa. Intricati i continui cambi di ritmo apportati alla canzone Ciuri Ciuri, interessanti e molto personali sono apparsi alcuni effetti apportati da Falzone alla sua tromba.
Il concerto del Daniela Satragno Quintetto ha messo in luce la voce cristallina della cantante italiana. Con Dado Moroni al pianoforte, Roberto Gatto alla batteria, Sandro Gibellini alla chitarra e Rosario Bonaccorso al contrabbasso, il gruppo ha presentato un repertorio comprendente brani di famosi cantautori italiani, da Luigi Tenco a Fabrizio De Andrè, per arrivare a Bruno Martino, senza dimenticare naturalmente i grandi americani.
Gatto strepitoso ed esplosivo durante gli assolo ma con un drumming sempre dolce e mai sopra le righe nelle ballad e nei tempi lenti, un Rosario Bonaccorso in gran forma ci regala alcune improvvisazioni di classe pura, accompagnando poi con un walking deciso ed intenso le linee melodiche disegnate da Gibellini e
Moroni.
Incentrato sulla teatralità e sull'incontro delle musiche mediterranee ed argentine lo show offerto dal
Servillo, Mangalavite,
Girotto Trio. Servillo ha "narrato" con grande sapienza le sue canzoni, mentre
Girotto e Mangalavite esprimevano la loro eccentricità polistrumentistica.
Il concerto di Bruno Lauzi è stato decisamente il più intenso ed emozionante di tutto il festival, grazie a quest'uomo di 78 anni, ormai con evidenti problemi fisici portati dal Mr Parkinson (come lo chiama lui) ci siamo emozionati, quasi commossi, con la sua musica ed i suoi racconti sulla musica, ci ha fatto scoppiare a ridere ma allo stesso tempo pensare intensamente, quando ha scherzato in maniera perfida sulla situazione cantautorale italiana, con le sue affilate battute su Patty Pravo, Paola & Chiara, Nek e tutte le bambole e bambocci che affollano radio e tivù. Un uomo semplice Bruno, ma ancora in grado di farci "viaggiare" con la sua musica, con le sue musiche, con Gershwin e Cole Porter, con i suoi amici De Andrè e Conte, e con la sua schiettezza da Genovese Doc. Auguri Bruno,
e non fermarti finchè puoi.
Sono stati numerosissimi i concerti di cui non possiamo riferire per impossibilità fisiche e spazio temporali (infatti molti, forse troppi, spettacoli erano in contemporanea). Si sono esibiti i Dadafon, Maurizio Di Fulvio Trio, Ketil Bjornstad/Kristin Asbjornsen Sestetto, Siobhan Parr, Marcello Murru,
Lee Konitz/Ohad Talmor, Mantaniales Quintetto, Antonio Placer e Pan de Harapo Band, Paolo Di Sabatino Ark Trio, Take 6, Stafford James Project, ed i tanti show che hanno vitalizzato le nottate al Jazz Club.