Antje Uhle Trio
22 giugno 2007 - Chiesa di Santa Maria dello Spasimo – Palermo
di Calogero Mira
La bossa nova, certe sonorità della musica colta e una novità piacevole
che arriva grazie alla rete.
Antje Uhle, pianista
jazz tedesca, ci ricorda che è arrivata in Italia (in Sicilia) grazie ad internet:
via rete – ci dice – l'avrebbe conosciuta e contattata la fondazione Brass Group
di Palermo che l'ha ospitata per il suo cartellone estivo.
Prima, molta gavetta in Germania con la recensione "pesante" di uno dei
più autorevoli giornali della Germania, la
Süddeutsche Zeitung,
famoso quotidiano nazionale, che ha scritto: «La pianista di Monaco»,
Antje Uhle «è
uno dei grandi talenti di oggi».
Ad una nostra domanda sull'utilità di questa recensione, ci risponde,
con una disponibilità innocente alla conversazione: «è una domanda a cui è difficile
rispondere. Sicuramente è un piacere avere ricevuto questa critica. Il mio lavoro
continua, soprattutto in Germania e nei paesi tedeschi – Austria e Svizzera – ma
anche all'estero. Oltre che in Italia, sono stata anche in Sudafrica e Zimbabwe».
E com'è stata questa esperienza in Africa?
«Sicuramente interessante. In Zimbabwe sono stata grazie al consolato tedesco,
ma il mio pubblico in Africa non è costituito soltanto dai tedeschi. In Sudafrica,
nel locale in cui suonavo, c'erano molte persone dalla pelle nera. È stato bellissimo.
Erano in tanti e sono stati coinvolti dalla mia musica. Ballavano e battevano le
mani sui tavoli».
Quali sono i tuoi modelli nella bossa nova, nella musica "colta" e nella
lounge e perché lo sono?
«Non credo di avere modelli "nella" bossa nova, "nella" musica colta e "nella"
musica lounge. La mia musica è, in realtà, senza confini. Lo specifico anche nel
mio sito e qui aggiungo anche che è una musica aperta a tutti i generi e finalizzata
al dialogo. Mi piacciono molti tipi di musica, ma, no, non credo di avere veri e
propri modelli».
Come valuti la scena jazz tedesca?
«Molto bene. È una realtà valida, interessante e coinvolgente sia soprattutto
per i jazzisti più grandi, ma anche per un'etichetta più giovane ed "effervescente"
che propone un ottimo jazz».
Quali cantanti e musicisti consiglieresti agli Italiani e perché?
«Beh, partendo dalla vecchia generazione, sicuramente Charlie Mariano,
Wolfgang Dauner e Albert Mangelsdorf. Sono molto bravi e li consiglierei
molto volentieri. Sono musicisti a cui la musica tedesca si dovrebbe ispirare. Passando
ai musicisti tedeschi più giovani, direi gli artisti della Acht Label. È un'etichetta
interessante che propone buona musica, valida da ascoltare. Facendo alcuni nomi,
direi Alberto
Marsico e Frank Loef».
E quali artisti jazz del nostro Paese sono noti in Germania?
«A dire il vero, non conosco molto il jazz italiano. Direi subito
Enrico
Pieranunzi ed
Enrico Rava,
musicisti italiani davvero bravi».
Il concerto di
Antje Uhle a Palermo – stagione estiva del Brass Group – è stato
molto piacevole e rilassante. La pianista ha intrattenuto con suoni che fanno riposare
l'orecchio e il cervello, talvolta lontani dai ritmi lenti, anzi in vari passaggi
veloci (ma non eccessivamente) e pur tuttavia affascinanti.
Non sempre sono state rose e fiori. Vi sono stati una leggera stonatura
e suoni cantilenanti del piano per qualche attimo del concerto. Solo qualche attimo
e il pubblico - abbastanza numeroso per il debutto (quasi debutto?) dell'artista
in Italia - ha apprezzato la musica di Antje. La "sorpresa" - come l'ha definita
l'artista – vi è stata nel dopo-intervallo: un amico tedesco, il flautista Frank
Loef, ha accompagnato la
Uhle ed i musicisti
giocando efficacemente con i toni del suo strumento con un'indulgenza degna di nota
per i più acuti. Sempre sul palco durante tutta la serata – sia pre- che post-intervallo
– i musicisti siciliani Giampaolo Terranova (batteria) e Mimmo Cacciatore
(contrabbasso), validi accompagnatori della pianista che si è dimostrata a suo agio
con i tasti. Nonostante il ritmo cantilenante di pochi minuti, la
Uhle è stata
davvero brava, preparata e da apprezzare.
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Data pubblicazione: 23/09/2007
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