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Renzo Ruggieri Group
ACCORDION VOYAGE
Melodia e swing, dinamica e interplay.
Un disco tradizionale suonato in maniera non tradizionale.
RENZO RUGGIERI
fisarmonica
PAOLO DI SABATINO pianoforte
MASSIMO MANZI batteria
MASSIMO MORICONI contrabbasso
WIDE SOUND WD103
(info@musicomania.it) -
distr. IRD
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1. Piccolo Valzer Francese (R.
Ruggieri)
2. I'm Stupid (R.Ruggieri)
3. Bella (E.Rava)
4. Accordion Voyage (P. Di Sabatino)
5. Blue in Green (M. Davis)
6. Carnevale (R.Ruggieri)
7. G.S. (R.Ruggieri)
8. S.F. (R.Ruggieri)
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All tracks recorded at
"Musicomania Digital Studio" Nepezzano (TE - Italy)
tel. +39(0)861/558611 - 5 Giugno 2000.
Sound engineer: Domenico Di Gregorio
Proof reader: Monica Ruggieri
Photography: Pio Mazzoni
Special thanks to:
SEM ("Piermaria" accordions) - tel. +39(0)71-977681
ORLA (electronic) - tel. +39(0)71-7820311
LOGIC SYSTEM (midi-accordions) tel. +39(0)71-7500223
Renzo Ruggieri plays accordion: PIERMARIA mod. 502 Jazz
Massimo Manzi plays cymbals: UFIP
Paolo Di Sabatino appears courtesy of HALLOWAY RECORDS |
Da casa Wide, un accordion project Made in Italy degno delle migliori produzioni di un Galliano o di un Azzola. La grande tradizione della fisarmonica italiana brilla di luce propria e merita di essere valorizzata. Opere come questo "Accordion voyage" valorizzano tutto il jazz italiano.
IRD NEWS (settimanale d'informazione e aggiornamento discografico) - 23 ottobre 2000
La fisarmonica comunemente è usata in progetti dove la contaminazione è l'elemento fondamentale o dove operazioni culturali autoctone ne fanno uno strumento indispensabile. Nello sviluppo della musica jazz però, nonostante ci siano (e ci siano stati) ottimi musicisti in campo, non possiamo riconoscerle un ruolo decisivo; a conferma di ciò il fatto che non la troviamo in formazioni tradizionali (bop, swing, ecc.) a meno che non sia il leader a pompare aria. In realtà ci sono anche ragioni timbriche che non ne permettono un facile inserimento; proprio queste ultime, anche nel presente lavoro, sono state causa di non poche incertezze nella scelta del repertorio e dei diversi registri di esecuzione. Il disco è stato registrato in due sole ore effettive tanto da raggiungere la sua massima intensità proprio nei momenti imprevisti, insomma: "Un cd suonato col cuore".
Non amo i dischi troppo lunghi. In questo primo impegno di gruppo, "troppe" fasi della mia vita dovevano aver voce: questo il motivo dei tanti original; dal vivo le cose cambiano. Vorrei ringraziare: Paolo (Di Sabatino) per la sua spontaneità e per avermi scritto e dedicato il brano che dà il titolo al CD, Massimo (Manzi) per la sua musicalità perfettamente integrata nella mia idea di ensemble e l'ospite d'eccezione Massimo (Moriconi) che ha compreso subito la mia esigenza dinamica. Un grazie anche a chi mi permette di vivere, riflettere, emozionarmi e suonare la fisarmonica, destinatari delle due piccole composizioni "G.S", "S.F".
(RR)
Potrebbe porsi, fin dall'inizio, l'interrogativo sul perché uno degli strumenti più popolari del mondo (e parlo ovviamente della fisarmonica), cominci solo ora a dire la sua nei repertori jazzistici. Non sarà forse perché questo genere ha perso, nel tempo, i suoi più autentici assunti di popolarità per crearsi una propria elìte che ha finito per comportarsi esattamente come tutto ciò che storicamente ha negato: mediatezza, iperscrittura, schematismi, conformità, discriminazione timbrica?
Potrebbe anche darsi (e qualche scommessa su questo la farei anch'io) che solo recentemente i fisarmonicisti, quelli che pretendono qualcosa in più rispetto alle mere esecuzioni, raccogliendo proprio quel retaggio di atavico popolarismo del proprio strumento, iniziano a misurarsi con quella improvvisazione (o meglio: particolare invenzione) che fa capo alla grande scuola afro/americana. Così lo strumento principe della musica spensierata da matrimonio o, al contrario, quello impegnativo, impossibile e patetico dei campionati mondiali, si riprende tutta la dignità che mille fatti e personaggi gli hanno sottratto lungo la sua storia infinita.
Quando riascolto per l'ennesima volta il nuovo lavoro di Renzo Ruggieri, lo swing mi prende e la fisarmonica si fa sax, tromba o qualsiasi altro accidente che sembra nato per muoversi in via privilegiata su questo terreno. Poi mi chiedo se ci voleva così tanto.
Tutto giocato su un'immediatezza insolita per un disco (i nostri rischi, di solito, preferiamo correrli nei concerti), questo lavoro non parla solo di fisarmonica ma soprattutto di un'idea, quella di una musica personale.
"Piccolo Valzer Francese" ci introduce con eleganza in un mondo che sa di vecchio e nuovo in un tempo: se infatti l'impatto emotivo è affidato ad una melodia popolare costruita su un'armonia popolare, la scansione in cinque tempi che procede ininterrotta anche sui soli provvede a caricare costantemente di tensione ogni evento e rende ancora più evidente quella insolita, quanto preziosa, carica di swing condensata nel vezzo di contrarre e dilatare il tempo metronomico che è tipica delle improvvisazioni di Ruggieri.
Non sfugge l'ironia del secondo titolo "I'm Stupid", associata al virtuosismo tecnico da campionato mondiale appunto, anche se ad un ascolto più attento (meglio se rallentato!), si nota una particolare accentazione delle note del tema in gruppi di 3 + 2 ed un utilizzo indifferenziato di terze maggiori e minori. Anche l'aspetto armonico evidenzia una propensione alla ricerca poiché gli accordi delle dodici battute del blues in minore procedono per toni e non per quinte come da canone.
Nel brano "Bella", che l'autore (Rava) ha intessuto di un moderno misticismo, il tema compare dopo l'improvvisazione del piano su cui Paolo Di Sabatino intesse un crescendo in cui si intrecciano virtuosismo e senso del pathos. Sebbene individuabile come pratica diffusa, questo espediente non cessa mai di sorprendere in quanto ha sempre l'effetto di sovvertire la direzione naturale del senso degli eventi. Il tema quindi è apoteosi ed il solo è prologo, mentre il gruppo cerca e trova un interplay che a volte colora, a volte nasconde, sempre in costante e serrato rapporto con le intenzioni di chi improvvisa. Seducenti i momenti in cui la fisa rimane sola a duettare con il contrabbasso di Moriconi che provvede in un tempo a fornire spinta, armonia e input melodici.
"Accordion Voyage" esprime, tra l'altro, uno degli aspetti che più ammiro in Paolo Di Sabatino, la fresca e spontanea propensione a fare di poche e semplici note un tema che muove tutte le leve della memoria e ridonda per giorni nella mente (cosa rara in chi suona e ascolta di professione) mentre riesce, con altrettanta disinvoltura, ad elaborare assoli pirotecnici in cui tensioni e stasi conducono l'ascoltatore ad una attenzione costante.
Fondamentale in "Blue In Green", realizzato da Ruggieri sotto il segno di una matura e modernissima idea di interpretazione di uno standard, l'intervento di Moriconi che esprime un tangibile divertimento nel creare atmosfere chiaroscure talmente personali e di effetto, da spingere gli altri ad abbozzare interventi puntillistici, idee che non concludono, solo sfumano rapidamente.
"Carnevale" è il brano in cui Ruggieri, partendo da un festoso trionfo del modo maggiore, prende tutto lo spazio che occorre per sperimentare accattivanti soluzioni a due mani. Le sue tastiere dialogano in un rapporto simbiotico dal quale emerge uno degli aspetti più nuovi ed espressivi della fisarmonica nel jazz evidenziandone il potenziale contrappuntistico ed una complessiva autosufficienza nell'esporre ogni parametro musicale, fino allo swing.
"G.S." immancabile blues, spinge oltre il curioso esperimento armonico già avviato in "I'm Stupid" che consiste nel procedere per toni su cui Ruggieri sovrappone altrettante lidie dominanti, una sorta di motivo conduttore nelle sue improvvisazioni. Curioso anche come gli altri musicisti si avvalgano invece di una armonia tradizionale.
Ascoltare le quattro note del tema di "S.F." vagare da una parte all'altra dei registri e delle tonalità mi ha fatto un certo effetto: la musica che rincorre la poesia. Difficile da spiegare. Non si tratta semplicemente di spiritualità, ma del tentativo di raggiungere la parola, il verso, il significato tangibile, l'essenza. In quest'ultimo brano la musica coincide con la natura che respira, riflette, crea e distrugge in un divenire che non ha forma né metro, ma solo vita ed emozione.
Dov'è Massimo Manzi in questo lavoro?… Cosa potrebbe spingere una numerosissima schiera di musicisti da prima pagina a volere Manzi nei loro progetti discografici e concertistici?… La sua presenza non si apprezza ora qui ora là; non si coglie il momento di Massimo, perché la sua personalità riluce autonomamente e riflette sugli altri. C'è semplicemente, gigantesco e raggiante con i suoi matitoni colorati a lavorare sodo sui contorni, a riempire il vuoto o a dare vita al tempo. Sempre e comunque tessitore di quelle trame che impreziosiscono tutto ciò che avvolgono.
Ho trovato molte cose in questo disco, e francamente non mi parla solo di fisarmonica nel jazz. Mi parla invece di buone idee, di sottili e cauti esperimenti su cui riflettere, di emozioni che comunque ti prendono, ma soprattutto di futuro.
(Giovanni Finizii - musicologo e chitarrista jazz)
Il tuo ultimo CD "Accordion
Vojage" è una delle cose più buone che ho ascoltato ultimamente. Non posso che indicarlo agli appassionati. Edito dalla "Wide Records" e suonato da Renzo (Accordion), Paolo Di Sabatino (Pianoforte), Massimo Manzi (batteria) e MAssimo Moriconi (Contrabbasso) è un viaggio attraverso melodie originali fra un "Blue in Green" di Davis e un "Bella " di Rava. Complimenti.
Luciano Vanni, direttore di Jazzit
(Forum di Jazzit del 2 novembre 2000)
Sei indubbiamente un musicista dotato della più ostica e difficile qualità, la fantasia creativa (…) e oltretutto vi è sempre molta logica in ciò che fai, sei alieno, insomma, a certi astratti furori che contraddistinguono alcuni improvvisatori senza cura per la forma.
Gianni M. Gualberto (critico)
"...si tratta di un CD molto godibile, con punte di notevole interesse e fascino, suonato da notevolissimi interpreti del jazz italiano, affrontato con trasporto, e con un buon interplay, un prodotto di indubbio livello, un percorso intrapreso, foriero di grandi sviluppi e per gli appassionati dello strumento, direi imperdibile.
Antongiulio Zimarino
(Jazz Convention, novembre 2000)
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Data ultima modifica: 04/08/2003
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