Il quartetto Enten Eller arriva al suo sesto album con un importante novità ,l'innesto fruttuoso di Tim Berne al sax alto .
Il lavoro è complesso e felice , nove brani di atmosfere variegate e fantasiose ,in cui il collettivo prevale senza per questo mettere in ombra la creatività dei solisti .
Un ascolto attento rivela come Berne non sia solamente una guest star , ma sia entrato con competenza e passione a elaborare i testi sonori insieme al gruppo : un gruppo molto aperto , che sintetizza influenza disparate , dal post-free statunitense fino al rock sperimentale ,e riesce ad affermare un carattere forte è sicuro .
Quest'ora di musica percorre binari distinti ma complementari : sequenze aggressive e audaci si accostano a oasi liriche o quantomeno riflessive , con l'attenzione costantemente rivolta all'equilibrio dei timbri e dei colori strumentali......
....Berne si ritaglia in tutti i brani interventi mirabili ed è a suo agio in quanto Enten Eller condivide il metodo compositivo della libera associazione , della saturazione e rarefazione dello spazio sonoro , spesso presente nella musica dell'americano.
S. Merighi
-
MUSICA JAZZ
- Marzo
2000
Il sassofonista Tim Berne arricchisce il catalogo della splasch intervenendo in Melquiades del quartetto Enten Eller .
Ben più che una semplice ospitalità viene elargita all'americano dal gruppo di Ivrea: la proliferazione ritmica di
Massimo Barbiero e Giovanni Maier , la presenza ora acustica ora elettrica di Maurizio Brunod e la spumeggiante versalità di un Alberto Mandarini in forma smagliante , stimolano Berne ad una complicità senza precedenti .
P. Curtabbi - Giornale della Musica
- Gennaio
2000
La presenza dell'altosax di Tim Berne non va assolutamente inquadrata nella logica della guest star .Qui si ascolta invece un quintetto di superba coesione, che è evidente riuscito a superare la mancanza di consuetudine con le "affinità elettive" che legano i quattro musicisti italiani al prestigioso sassofonista di Syracuse .
Come che sia, la musica registrata dal quintetto è ricca di spunti e di situazioni , con gli interventi solistici incastonati come gemme all'interno di strutture
per lo più leggere,ma sempre stimolanti.
M. Favot - SUONO
- Novembre 1999
Massimo Barbiero , trascinatore di questo interessante quartetto , lascia che la musica venga fuori da sola , quasi senza sforzo , come una lunga discesa di lava che scende uniforme e compatta con grande spazio all'improvvisazione ,il vero filo rosso di un disco che alterna momenti di grande melodia e introspezione ammaliante e onirico il primo brano , intimo è struggente il quarto...)....
L. Valloriani - JAZZ IT
- novembre
1999
Is another demonstration of Berne's will-ingness to pledge his talent and aptitude beyond the astonishingly wide range o his own projects, this time hitching up with the italian improv outfit Enten Eller .
Despite the group's moniker and Berne's muscular presence, Brunod is very much he centerpiece of this session .His repository of guitars and effects laces each piece with an indelible stamp , and as someone who has never really been a fan of such gadgetry , I found his apparent devotion to such devices difficult to digest .
There are infrequent sections where he eschews these gimmicks and plays clean .These reprieves hint at a guitarist of merit and i wish they were more frequent .For his part Berne takes an active role in the realization of each piece .At no point does he appear content to play the role of obligatory guest star and rest on his laurels .Regrettably, his solid contributions frequently aren't enough to cury off the pieces alone .The opening "Mostar" sets this trend in motion , stirringspats of ferocious improvisation with ill-advised relaxation passages compliments of Brunod's guitar .The group dives into colective dischord on "7/13" , but again Brunod compromise matters, this time with a series of droning loops.
These looping techniques are also distracting on later tunes such as the "Kubriks" and "Sud" "Caddau" has a shaky start through a mumbling bass introduction, but picks up pace with the entrance of the ensemble .
This one features an excellent extended solo by Berne marred by muffled-saturated comping from Brunod in the background. On "Per Emanuela " a ballad by
Barbiero, Brunod straps on his acoustic and is far more effective.
His sharp, clean string pops create a generous amount of space and volume against Maier's opaque bass lines .His solo following a lyrical preface by Berne and Mandarini is filled with quiet imagination and it left me lamenting his affection for effects even more .
Berne and Mandarini share a complementary aproach on most of the tunes , most notably on "Genetic Deficit" where their tight, interspersing lines spread across a drowsy, chugging rhythm.Maier sets straight his earlier stumblues on the concluding "Sud", generating a cyclically vibrating bass figure grounded in Near Eastern techniques.Despite several lapses in the material and my admitted guitar biases , over-all I found the disc satisfying.Followers of Berne will probably be impressed by the collaboration and should take a chance on it .
Derek Taylor -
CADENCE
-
Canada marzo 2000
Compagnon de John Zorn, Ray Anderson, Bill Frisell et Paul Motian, Tim Berne est une des figures de proue de l'avanr-garde amèricaine.
Lui qui a enregistrè souvent avec le Francaise Marc Ducret, le voici en parfaite osmose avec formations italiane .
Enten Eller d'abord, fondè par Massimo Barbiero , le quartet regroupe un des trompettistes de l'Italian Instabile Orchestra, le contrebassiste de l'Electric Five d'Enrico Rava et l'un guitaristes les plus en vue en Italiè .Le rèpertoria antièrement constituè de compositions originalesfait alternar mèlodies langoureuses (Mostar) et theme au tempo vigoureux et dansant (Sud, Momis Dance),souvent traverses par les stridences fulgurantesde la guitarè èlectrique .Tim Berne a su comletement se fondrè dans l'univers sonore du quartet italien et son entente avec Mandarini fait merveille, comme dans cette introduction en duo de Per Emanuela.
Loxhay
- JAZZ
ARAUNDC -
France 1999
With this 1999 release titled Melquiades, American alto sax hero Tim Berne unites with the Italian quartet, “Enten Eller” for a truly diverse mix of compositions that span soulful balladry such as the enticing opener, “Mostar” and blazing razor sharp soloing and rapid swing on “7/13”. Trumpeter Alberto Mandarini and guitarist Maurizio Brunod are near perfect foils for Berne’s mighty and at times scathing horn work as bassist Giovanni Maier injects solid, pumping bass lines and grinding, steely edged arco-bass along with drummer
Massimo Barbiero’s flexible yet often driving rhythms. The group composition, “Kubrik (2)” boasts an avante-rock/jazz motif as the rhythm section wreaks a little havoc while Berne and Mandarini trade rousing fours. Whereas “Kubrik (1)” denotes a boisterous improv fest atop Brunod’s oscillating notes and shifting rhythms as the band instills a heightened sense of drama along with subliminal doses of humor and pathos.
Giovanni Maier establishes an ostinato for the soloists on “Sud” as Berne and Mandarini solo with such passion and fire, you’d swear they were possessed by spirits. Here, radiant lyricism, burgeoning rhythmic developments and Brunod’s haunting electric guitar lines provide the lucid imagery and rich textures. Overall, “Melquiades” delivers the knockout blow in stunning fashion! Highly recommended. (Outstanding audio
quality!!!!)
Glenn Astarita - Cadence North Country
Distribution
Brunod e gli Enten Eller hanno aperto il Festival di Clusone
TRESCORE La chitarra trafficata di Maurizio Brunod ha inaugurato l'altra sera, nel parco di Villa Suardi a Trescore Balneario, la fase itinerante del «Clusone Jazz 2000». Un pezzo di Ornette Coleman per rompere il ghiaccio, poi qualche brano originale che il chitarrista valdostano ha scritto per il nuovo album, ancora di là da venire.
Brunod in completa solitudine si avventura nel territorio sconfinato della «guitar music»; naturalmente ci entra dalla porta dell'improvvisazione. È un campo che qualche volta si dimostra infido, ma consente di sperimentare suoni e timbri, materie sonore e musicali. Quando suona l'elettrica Brunod dimostra di aver metabolizzato diverse influenze, con la chitarra acustica la ricerca sembra meno lucida. Il funk finale è accattivante e non a caso è stato scelto per aprire il prossimo album solo.
Dopo le divagazioni chitarristiche, sul palco cambia atmosfera con il quartetto Enten Eller del batterista
Massimo Barbiero, affiancato da Brunod alle chitarre, Giovanni Maier al contrabbasso e Alberto Mandarini alla tromba. Il gruppo piemontese vanta diverse incisioni ed un lungo cammino artistico. All'inizio della performance due brani di Maier, poi l'atmosfera si scalda e si fa più intrigante con «7/13» di Mandarini, un brano che appartiene all'ultimo album «Melquiades», inciso in compagnia del sassofonista americano Tim Berne.
Giustamente per il concerto il quartetto fa riferimento al materiale di quel disco, l'anello forte di una discografia che conta sei capitoli.
L'Enten Eller anche dal vivo alterna momenti di alta tensione ritmico-sonora a momenti di suggestiva introspezione; ed è giusto nella varietà delle atmosfere che il quartetto trova modo di esprimersi con assoluta convinzione.
L'insieme è concettualmente molto aperto, sintetizza influenze disparate, e spazia dal post-free all'avantgarde rock, riuscendo ad affermare un carattere di un jazz informale forte e sicuro.
Stasera intanto il festival internazionale di Clusone fa tappa al Teatro del Casinò di San Pellegrino. Alle 21,15 va in scena il trio del pianista Mario Piacentini, con Piero Leveratto al contrabbasso e Alfred Kramer alla batteria. L'ultimo album del trio, che presumibilmente verrà illustrato dal vivo, s'intitola «Le note di San Lorenzo».
Ugo Bacci - L'eco di Bergamo
- 16 luglio 2000