Parlo di
questo cd non senza qualche difficoltà, dal momento che mi è capitato di
scriverne le note di copertina, quindi ne sono anch'io in un certo senso,
coinvolto. Tuttavia l'ascolto di queste sessions a distanza di quasi un anno, mi
ha stimolato altre riflessioni, soprattutto in relazione a quanto poi ho potuto
ascoltare nella mia attività di recensore.
Al di la delle impressioni descritte nelle note di copertina, che
confermo, mi veniva voglia di andare un po' più a fondo nei brani, per metterne
a fuoco l'originalità, la potenza espressiva e quella che io ritengo, una
notevolissima performance dei musicisti, forse una delle migliori formazioni
che mi sia capitato di recensire finora. Disco anche originalissimo nelle
composizioni e nelle scelte espressive, poco prevedibile e che da quindi la
piacevole sensazione della scoperta e della "riscoperta" degli ascolti
successivi. Non mancano delle piccole sbavature, ma del resto, tenendo presente
che la registrazione è in pratica frutto di una sola session di studio,
direi che il risultato nell'insieme è quello di un altissimo "live".
"L'Ugo cattivo"
()
è un brano complessissimo che diventa stranamente fluido con un Tracanna,
ispirato e viscerale, ho quasi l'impressione che la concentrazione sulla
complessità abbia creato una forma di tensione espressiva a dare qualcosa di
estremamente personale di se e questa è una notazione che vale per tutti i
brani.
Riflessioni necessarie sul "panismo" di Di Battista: a differenza
della maggior parte dei pianisti che recentemente ho ascoltato (pur bravissimi)
lavora su ritmica e armonia più che tendere alla "frase" della mano
destra che comunque non appare mai costruita su "pattern" stabiliti. Trovo che
la cosa dia ai "solo" un approccio totalmente differente e fondamentalmente
"trasversale": più equilibrio "tra le due mani" per cui i solo appaiono
difficilmente prevedibili.
Rilassamento vagamente burtoniano con "La
tata di toto" ()
brano circolare, divertente melodico, un invito al divertimento all'apertura
alla serenità: qualsiasi solista sognerebbe una simile struttura per poter
"viaggiare" a suo modo. Bello il solo di De Federicis.
Con "Pessoa"
siamo in tema nostalgico poetico assoluto, peccato per il bel solo con
l'archetto di Sebastiani lievemente "fuori" armonicamente parlando: la
ballad si dipana lieve superando il mood nostalgico e rivelando una energia
sottesa, una capacità di apertura lirica e di carattere … è proprio Pessoa. La
personalità di Di Battista si fa sentire. Bellissima la ritmica di
Sebastiani e Manzi, batterista che non finirà mai di stupirmi per la
capacità cromatica che da al suo strumento.
"What is this thing
called love" è un
grande standard che in questa versione ha dentro di tutto: intro nostalgica di
piano, partenza bruciante batteria chitarra, con un grande De Federicis e
un insieme che tira, spinge e fa decollare una prestazione da antologia.
Ascoltare benissimo anche il solo di Di Battista, per capire cosa
intendevo parlando del suo pianismo.
Con "Le voglie
morte" ritornano le
complessità strutturali, armoniche, ritmiche: la composizione di Di Battista
ha come l'intenzione di scavare dentro l'armonia, aprendone devianze,
polsemicità e pluridirezioni, ma rimanendo sostanzialmente unitaria al punto che
grazie (come in questo caso) ad un Tracanna straordinario e ad una
ritmica bellissima, tutto appare normale e naturale, facendoci intrigare in un
crescendo di dinamiche.
"Pensiero meridiano"
riprende questa filosofia, ma sul midtempo, impedendoci di adagiarci su
soluzioni prevedibili, spostando continuamente la struttura ma chiudendola con
grande sapienza armonica. Bello davvero il solo di Sebastiani.
Tracanna sempre puntuale, ricco di inventiva, trascina.
"Pipino il breve"
è uno dei miei brani preferiti: mi sembra un piccolo capolavoro di logica,
espressione, energia, entusiasmo. Tracanna tira fuori un paio di cose da
brivido il walkin' di Sebastiani è di una energia e precisione
felicissima, il solo di Di Battista, nervoso, il tutto è davvero
coinvolgente. Manzi, tutto da ascoltare. Piccola gemma di quintessenza
storica e contemporanea di jazz.
Si chiude con "In
a sentimental mood"
interpretato in modo egregio, poetico e innovativo allo stesso tempo, con Di
Battista e Sebastiani che si scambiano temi e linee per un bellissimo
contrabbasso. Ispirati. Insomma, rischio di ripetermi, ma qui abbiamo un altro
cd che vale la pena di avere: mi dispiace per le tasche dei lettori, ma se
questi musicisti continuano a lavorare così sono costretto a farvi alleggerire
di un po' di euro.
Direi che le qualità migliori le troverete nell'originalità delle
composizioni e arrangiamenti, nella grande prestazione dei musicisti,
nella freschezza generale di inventiva.
Davvero un piacere ascoltarlo.
Antongiulio Zimarino
- Jazz Convention - Year
2002
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Data pubblicazione: 15/02/2002
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